giovedì 10 aprile 2008
LINUX NELLA PLAYSTATION3
Cosa serve? Una Play Station 3, un televisore da alta risoluzione, una tastiera/mouse USB e chiaramente un buon collegamento ad Internet.
Ho installato qualche giorno fa e sono soddisfatto. La release "Yellow Dog" nasce proprio per lavorare con i device della PS3 e ha buone performance.
Su Wikipedia ci sono un po' di informazioni per chi vuole approfondire.
Linux for PlayStation 3 - Wikipedia, the free encyclopedia
Questi sono un po' di accessori che potrebbero essere utili qualora qualcuno volesse imbarcarsi in questa esperienza.
- Mini Tastiera/Mouse
- MythTV su PS3 (PVR)
giovedì 27 dicembre 2007
"L'ITALIA IN RETE" - IL VIDEO DEL CONVEGNO
In caro si problemi utilizzare questo link: http://video.google.com/videoplay?docid=-3746906591634589355&pr=goog-sl
Angelo Sanza (Capogruppo FI, IX Commissione, Camera dei Deputati), Gian Luca Petrillo (moderatore, Italia Protagonista), Alberto Tripi (Presidente Confindustria Servizi Innovativi e Terziario Avanzato), Paolo Nuti (Vicepresidente AIIP), Vincenzo Novari (Amministratore Delegato, H3G), Angelo Napoli (Commissario, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Gina Nieri (Consigliere di Amministrazione, Mediaset), Luciano Frascà (Direttore Generale, Infratel Italia), Pietro Guindani (Amministratore Delegato, Vodafone), Tullio Camiglieri (Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione, SKY), Luigi Gubitosi (Amministratore Delegato, Wind), Giampaolo Rossi (Presidente, RaiNet), Tommaso Pompei (Amministratore Delegato, Tiscali), Stefano Pileri (Chief Technology Officer, Telecom Italia), Enzo Savarese (Commissario, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), Maurizio Gasparri (Presidente, Italia Protagonista)
lunedì 17 dicembre 2007
LE TLC VISTE DAGLI STUDENTI
Il video è autoesplicativo. Gli studenti della Kansas State University mostrano dei dati, tra i quali:
- quest'anno leggerò 8 libri, 2300 pagine Internet e 1280 profili su facebook;
- scriverò 42 pagine di compiti questo semestre e oltre 500 pagine di email.
sabato 1 dicembre 2007
L'ITALIA IN RETE - 12 DICEMBRE A ROMA

La convergenza è una realtà che vede i mezzi di comunicazione sempre più indistinti e sempre più integrati.
Telefonia fissa, mobile e via Internet; televisione digitale, cablata, satellitare, videofonia; reti tradizionali e di nuova generazione. Sono queste le coordinate di sviluppo di un mercato in rapida evoluzione e dagli esiti non del tutto scontati.
L'Italia protagonista per anni dello sviluppo da due cifre nel settore delle tlc si trova oggi davanti a sfide cruciali e decisive, che chiamano in causa operatori, istituzioni e cittadini.
Quale sarà il futuro dell'Italia in rete?
Ne parleremo a Roma il 12 Dicembre con un panel di prestigio composto dai principali attori del mercato italiano delle telecomunicazioni.
Visualizzazione ingrandita della mappa
giovedì 1 novembre 2007
MARCORE' TORNA AD IMITARE GASPARRI
Se poi volete rivedere anche la famosa imitazione di qualche anno fa...
sabato 15 settembre 2007
IL BOOM DELLE TRUFFE ON-LINE
La Tv delle Libertà >> Cliccare nella sezione Top-News su "23/7/07 Il Boom delle truffe on-line".
Questa invece è la presentazione sul Phishing che ho preparato per la trasmissione, che riprende alcuni degli esempi andati in onda e che rappresenta una buona base didattica per comprendere il fenomeno.
venerdì 14 settembre 2007
UNA TV PREISTORICA...
Quali sono le sue principali perplessità rispetto al disegno di legge [Gentiloni] che disciplina il settore televisivo?
Considerando innanzi tutto i principi ispiratori del ddl, mi sembra quanto meno discutibile il fatto che il testo tenda ad espropriare un'emittente di una serie di risorse accumulate legittimamente nel corso degli anni, in contrasto con l'articolo 42 della Costituzione e con il Protocollo I alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo: la potestà espropriativa ha dei limiti ed è una misura consentita solo per motivi di interesse generale e comunque dietro congruo indennizzo. In secondo luogo, nel momento in cui il ddsl si propone di fissare un tetto alla raccolta pubblicitaria, si dimostra come il legislatore abbia una visione totalmente non corretta del mercato di riferimento, un mercato in cui la pubblicità è certo una risorsa, ma non è l'unica, vista la presenta di un canone e di abbonamenti. Senza dimenticare poi che il fatto stesso di porre un tetto è un principio contrario a tutta la politica antitrust europea. Non bisognerebbe sottovalutare infine il fatto che l'attività di qualsiasi impresa è caratterizzata da pianificazione annuali, sulla base di scenari che non è possibile cancellare con un rigo di legge: soprattutto per norme di settore, come nel caso radiotelevisivo, dovrebbe esserci continuità, al di là delle maggioranze.
martedì 17 luglio 2007
DIGITALE TERRESTRE: SE LO STATO FINANZIA LA RAI, CHI PENSA ALLE TV PRIVATE?
Digitale, 33 milioni alla Rai
da Il Sole 24 Ore del 17/7/07, pag 24.
Il Governo rilancia il digitale terrestre
33 milioni alla Rai per lo sviluppo
da Il Messaggero del 17/7/07, pag 19.
Io non credo che lo Stato debba finanziare una competizione pubblico/privato. Credo che lo Stato debba essere imparziale e sostenere in modo uguale tutte le aziende che operano in un settore. Non parlo per gli interessi di Mediaset e La7, ma soprattutto per le emittenti locali.
Appare evidente da queste notizie che se lo Stato contribuisce con soldi pubblici a finanziare la copertura digitale di una emittente (dal 60% all'85% del territorio), le altre si trovereanno svantaggiate. Con le emittenti private e locali questo fenomeno si farà sentire almeno dal punto di vista della raccolta pubblicitaria.
Mi sembra esattamente il contrario di quello che voleva correggere Bersani con il famigerato art.13 del suo primo decreto, volendo eliminare le distorsioni di un sistema in cui il pubblico con soldi dello Stato talvolta compete con il privato. Credo che esistano diverse forme di sostegno allo sviluppo di tutte le tecnologie, ma che sia importante che lo Stato mantenga la "neutralità". Ci sono molti modi per garantire una distribuzione equa e non discriminatoria delle risorse, ad esempio riconoscendo un incentivo per ogni multiplex installato.
Io, nei panni di una emittente privata, mi sentirei discriminato. Chissà cosa ne pensa Bruxelles?
martedì 19 giugno 2007
E IL SITO PEDOFILO TORNA VISIBILE
"Oscuramento siti: i dubbi della stessa polizia postale"
(La Voce Repubblicana del 19 Giugno 2007)
Iniziamo a mettere qualche concetto in chiaro:
- oscurare un sito non è una misura sufficiente a fermare la violenza contro il minore;
- oscurare un sito vuol dire solamente (ed eventualmente) inibirne la visualizzazione lasciando il minore al proprio destino e il resto del mondo a guardare;
- oscurare un sito non è facile e gli strumenti disponibili corrono il rischio di non essere efficaci nei confronti di siti esteri;
- il decreto interministeriale per impedire l'accesso ai siti segnalati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia (apri il pdf) è inefficace (e non ha ancora trovato attuazione nelle misure previste);
- il tentativo di definire dei filtri sui DNS e a livello IP è antistorico e comunque inefficace (posso usare il DNS di un altro ISP e/o un proxy e vedo tutti i siti che voglio);
- affrontare il problema dal punto di vista tecnologico è pericoloso, perchè invece di scoprire il pedofilo lo si istiga all'uso di sistemi di anonimizzazione che lo rendono ancora più nascosto nella rete e difficile da scovare (questo mette a repentaglio anche le indagini in Italia, dove negli ultimi anni il crimine pedofilo su Internet è stato drasticamente perseguito);
- personalmente avevo intrapreso come Consigliere per Internet dei precedenti Ministri delle Comunicazioni, on.le Gasparri e on.le Landolfi, la strada delle autoregolamentazioni, perchè la tecnologia è sfuggente, perchè serve la collaborazione degli operatori e degli ISP, perchè bisogna coinvolgere gli educatori ed il volontariato, perchè bisogna esportare questo principio negli altri peasi e avevamo ottenuto riscontri in ambito comunitario ed internazionale.
Non è una questione politica, è una questione legata alla sicurezza e alla tecnologia.
Chi ritiene di poter controllare Internet con normative di tipo televisivo è libero di provarci, così come è libero di sbagliare. Sarebbe un peccato scoprire, magari dopo anni, di non essere stati efficaci rispetto alle finalità che erano state prefissate.
A mio modesto parere l'unica strada disponibile, al momento, è quella delle autoregolamentazioni. La tecnologia non consente filtri adeguati ed efficaci ad inibire siti web.
D'altronde la rete Internet è nata proprio su questi presupporti durante la guerra fredda... disaccoppiare il livello trasporto dal livello applicativo per rendere la consegna del contenuto indipendente dal mezzo... Introdurre filtri è come rivedere i principi che sono stati alla base del successo di Internet. Io penso che sia molto difficile!!
domenica 20 maggio 2007
PRODI SORRIDE ALL'ACQUISTO DI ENDEMOL, MENTRE BERLUSCONI SI ALLONTANA DA TELECOM
"La vicenda Endemol - spiega Romano Prodi - non è negativa di per sè, perchè è comunque segno che un'impresa italiana si mostra dinamicha sul mercato"
"Così la Rai deve mettersi a correre" (fonte: Il Messaggero del 20/5 pag. 5 "Prodi a Confalonieri: per la Rai scossa salutare" di Fabrizio Rizzi)
Nei giorni scorsi altri esponenti della maggioranza hanno commentato differentemente.
"A questo punto - commenta Roberto Zaccaria, deputato della Margherita e già presidente della Rai - la Rai puo’ svincolarsi dai contratti con Endemol. E valorizzare di piu’ la produzione interna e quella indipendente" (fonte: Dagospia riprende Adnkronos del 16/5)
Mentre in Mediaset prevale questa considerazione
"Se dovessimo sacrificare centinaia di milioni di euro come vuole la Gentiloni - sostiene Fedele Confalonieri, AD Mediaset - non potremmo fare operazioni come questa" (fonte: Adnkronos, 14/5)
Perchè prodi è così favorevole all'operazione Endemol? La Margherita è ancora titubante. Forse perchè spera che così Berlusoconi non incomba più sull'affare Telecom? Forse perchè la Margherita deve difendere e sostenere il DDL Gentiloni? Di sicuro il cavaliere ha spaventato la maggioranza, perchè gestendo in assoluto riserbo un'operazione da 2.5 miliardi di Euro, ha mostrato che sarebbe potuto veramente entrare nella partita Telecom.
lunedì 12 marzo 2007
RUTELLI RILANCIA IL TURISMO... IN INGLESE...
sabato 10 marzo 2007
RUSSIAN ARMY
lunedì 5 marzo 2007
INTERNET E MINORI: MENO LIBRI E PIU’ LAVORO PER IL COMITATO
Non sono dispiaciuto perché non c’è stato alcun riferimento a chi quel codice deontologico lo ha scritto, e neanche perché non c’è stata alcuna spiegazione al contesto nel quale è nato. Tutto di un colpo il comitato si è scordato della sua genesi, della sua storia, delle sue caratteristiche, del suo mandato, prostrandosi alla vergogna di essere nato qualche anno fa e vergognandosi di se stesso. Sono dispiaciuto perché ho tanti amici e tante persone che stimo tra coloro che di questo comitato fanno parte, persone sulla cui nomina e sul cui mandato certamente ho speso più di una parola, dei professionisti. E sono dispiaciuto perché queste persone oggi hanno paura di dire quello che pensano, pensando di non trovare una politica in grado di capirli e di ascoltarli. Provo dispiacere perché credo che questo comitato si sia involuto da solo, nella sua paura di non essere ascoltato e compreso dal Governo e non nella mancanza di ascolto delle amministrazioni preposte alla sua nomina. Voglio dire che la mancanza di attività di questi mesi è sintomo di un male che sta attraversando il comitato al suo interno e che impedisce di rappresentare i valori e i principi di difesa dei minori in rapporto alle tecnologie e al mercato delle telecomunicazioni.
Voglio ricordare, sempre a me stesso che quel codice lo ho scritto, con l’aiuto di tante persone che poi nel comitato non sono entrate, che lo scopo principale del codice deontologico è stato quello di proporre un modello alternativo ad alcune proposte di legge che proponevano il modello del controllo invasivo sulle reti, proposte che tante volte sono state scongiurate. Un controllo che non poteva essere messo in atto, per ragioni economiche, ma anche per ragioni di carattere tecnologico che lo avrebbero reso inadatto a contrastare il crimine e gli abusi contro i minori. E’ stata questa visione dello sviluppo della rete che ha consentito una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine e anche la riduzione del fenomeno. Il codice rappresenta tuttora un esempio di modelli di comportamento con i quali confrontarsi. E’ una raccolta di valori che continuano ad essere apprezzati oltre il nostro Paese, in Europa e nel mondo del quale dovremmo andare fieri.
Agli amici di ieri e di oggi che continueranno a lavorare sul progetto chiedo di credere di più nel loro ruolo e di essere più coraggiosi, perché cari amici vi state fermando da soli, senza che nessuno vi abbia dato uno stop. Il codice non ha mai avuto un colore politico, non è mai stato di destra, non è mai stato di sinistra. E’ stato ed è un codice di autoregolamentazione che nasce dal lavoro di ricercatori universitari, rappresentanti delle istituzioni, uomini delle forze dell’ordine, associazioni di volontariato, associazioni di genitori, associazioni di Internet provider, operatori di telecomunicazioni. E’ un mondo variegato che ha portato alla genesi del codice, sotto comunque l’impulso del Governo precedente.
Sono dispiaciuto perché in questi mesi si sente parlare di una convergenza tra le competenze dei comitati “Tv e minori” e “Internet e minori”, convergenza che mi auguro non avvenga perché vorrebbe dire mettere sullo stesso piano la normativa del settore televisivo con quella delle telecomunicazioni. Credo che nessun operatore del settore possa ritenere questo processo auspicabile. Sono convinto che se la spinta amministrativa di razionalizzare comitati di applicazione di codici deontologici diversi e che operano su settori distinti non sarà fermata, la responsabilità non sarà del regolatore, ma di chi non ha spiegato le ragioni per cui questi comitati sono diversi tra loro. Se si arriverà ad un unico comitato con competenze televisive e telematiche si metteranno sullo stesso piano principi opposti di prevenzione, contrasto, collaborazione e in tema di sanzioni. E la responsabilità non sarà di chi ha l'esigenza di riorganizzare, ma di chi non ha spiegato perché i comitati sono tre, non uno, e perché il comitato “Internet e minori” è nato per ultimo, quali sono le sue debolezze e quali i suoi punti di forza, quali sono i risultati che ha ottenuto e cosa distingue Internet dalla televisione.
sabato 17 febbraio 2007
E alla fine arrivarono YouTube e il Grande Fratello
Non voglio entrare nel merito dei contenuti che possono essere apprezzati o deprecati. E non entro neanche nel merito della tecnologia utilizzata. Entrambi hanno un grande merito in comune: hanno messo le persone al centro della loro attività e gli hanno dato la possibilità di mostrarsi.
La televisione è uno strumento monodirezionale che diffonde pochi contenuti verso molti. Ed è proprio questa la logica dell’informazione. Dall’osservazione di un evento nasce una notizia, viene resa adatta al mezzo su cui trasmetterla e arriva a molti. Un evento, attraverso pochi, per molti.
I reality non hanno sicuramente cambiato la televisione intesa come sistema di comunicazione, ma la stanno sfruttatando fino al limite delle sue capacità per consentire ai telespettatori di vedere i personaggi dal maggior numero di angolazioni. I flussi video sono elaborati dalla regia e contenuti informativi arricchiscono il programma.
YouTube è la stessa cosa, ma funziona al contrario. Intanto è uno strumento bidirezionale, ossia la circolazione dei contenuti è da tutti verso tutti. Questo è il suo vantaggio, ma anche il suo limite. Le persone che producono contenuti sono come i protagonisti dei reality: si puntano addosso una telecamera e fanno qualcosa. Forse sono più simpatici. A volte dicono qualcosa di più intelligente. Ma molto spesso si tratta di vera spazzatura. YouTube permette di selezionare i filmati di interesse integrando molte delle funzioni tipiche di un motore di ricerca: i contenuti vengono ordinati per categorie, è possibile fare una ricerca libera, la ricerca viene ordinata per ricorrenze, per visite o in base alla valutazione del contenuto. La semplicità della ricerca rende lo strumento vicino alle esigenze dell’utente e gli permette di selezionare il contenuto che desidera.
Ho come l’impressione che la televisione attraverso i canali tematici sia arrivata vicina al limite delle sue capacità, mentre stanno nascendo nella rete sistemi per lo scambio di filmati o di distribuzione di contenuti televisivi con tecnologie P2P. Mentre scrivo questo articolo navigo www.coolstreaming.it scarico un programma chiamato Mediacenter che fa da hub per diverse piattaforme di streaming video. Tanti contenuti, un indice, come per la tv. Ed è l’indice che ci mette in contatto con i nuovi protagonisti, nella rete o in tv, che si chiami Google o sia il vecchio amato telecomando.
Infondo: la TV sta a Internet come i reality stanno a YouTube e come il telecomando sta a Google.