"Oscuramento siti: i dubbi della stessa polizia postale"
(La Voce Repubblicana del 19 Giugno 2007)
Iniziamo a mettere qualche concetto in chiaro:
- oscurare un sito non è una misura sufficiente a fermare la violenza contro il minore;
- oscurare un sito vuol dire solamente (ed eventualmente) inibirne la visualizzazione lasciando il minore al proprio destino e il resto del mondo a guardare;
- oscurare un sito non è facile e gli strumenti disponibili corrono il rischio di non essere efficaci nei confronti di siti esteri;
- il decreto interministeriale per impedire l'accesso ai siti segnalati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia (apri il pdf) è inefficace (e non ha ancora trovato attuazione nelle misure previste);
- il tentativo di definire dei filtri sui DNS e a livello IP è antistorico e comunque inefficace (posso usare il DNS di un altro ISP e/o un proxy e vedo tutti i siti che voglio);
- affrontare il problema dal punto di vista tecnologico è pericoloso, perchè invece di scoprire il pedofilo lo si istiga all'uso di sistemi di anonimizzazione che lo rendono ancora più nascosto nella rete e difficile da scovare (questo mette a repentaglio anche le indagini in Italia, dove negli ultimi anni il crimine pedofilo su Internet è stato drasticamente perseguito);
- personalmente avevo intrapreso come Consigliere per Internet dei precedenti Ministri delle Comunicazioni, on.le Gasparri e on.le Landolfi, la strada delle autoregolamentazioni, perchè la tecnologia è sfuggente, perchè serve la collaborazione degli operatori e degli ISP, perchè bisogna coinvolgere gli educatori ed il volontariato, perchè bisogna esportare questo principio negli altri peasi e avevamo ottenuto riscontri in ambito comunitario ed internazionale.
Non è una questione politica, è una questione legata alla sicurezza e alla tecnologia.
Chi ritiene di poter controllare Internet con normative di tipo televisivo è libero di provarci, così come è libero di sbagliare. Sarebbe un peccato scoprire, magari dopo anni, di non essere stati efficaci rispetto alle finalità che erano state prefissate.
A mio modesto parere l'unica strada disponibile, al momento, è quella delle autoregolamentazioni. La tecnologia non consente filtri adeguati ed efficaci ad inibire siti web.
D'altronde la rete Internet è nata proprio su questi presupporti durante la guerra fredda... disaccoppiare il livello trasporto dal livello applicativo per rendere la consegna del contenuto indipendente dal mezzo... Introdurre filtri è come rivedere i principi che sono stati alla base del successo di Internet. Io penso che sia molto difficile!!
6 commenti:
Sono d'accordo, e penso che questa visione meriti sostegno. Il filtraggio, oltre ad avere i seri difetti gia' esposti nel post:
- puo' colpire soggetti che non hanno nulla a che vedere con i crimini in questione (nel caso di IP o domini condivisi).
- e' uno strumento pericoloso, ed un suo uso distorto avrebbe gravissime conseguenze. In parole povere, chi controlla i controllori?
Non dimentichiamoci anche del caso AAMS, che presenta problematiche simili.
Caro Gianluca, sono cmpletamente in accordo con te e con quanto scritto da te. Infatti, tu sai perfettamente come la penso in merito alle blak-list ed ai sistemi di filtraggio proprio basati sulle blak-list. Io personalmente credo ed ho sempre sostenuto come tu sai anche in sede dei lavori di prearazione del codice di autoregolamentazione per la rete di cui come tu sai il Ciatdm e la Fondazione Safety World Wide Web ne siamo stati i promotori prorio quando tu eri consulente per internet dell'ex Ministro On. Maurizio Gasparri che il sistema di filtraggio basato su blak-list non solo non serve a niente, ma, sopratutto è aggirabile. Concordo con te quando dici su quanto dici, ed io credo e basterebbe che il Governo, ed in particolare i Ministri Gentiloni, Bindi,invece di imporre filtraggi a siti inseriti nella blak-list che viene fatta al Centro in cui confluiscono tutte le denucie dei vari siti segnalati, imponessero ai provider l'utilizzo del sistema di navigazione differenziata così come prevista dal codice di autoregolamentazione che gli stessi provider hanno sottoscritto, e che prorio l'utilizzo della navigazione differenziata venga applicata non solo per la tutela del minore quale fruitore della rete internet, ma anche per tutti quei siti il cui contenuto non è certificato dall'autore. Io credo che quella sia l'unica strada per impedire la visione dei siti illeciti nel nostro paese anche se questi sono registrati all'estero.
Ma questo sono sicura che non avverrà mai, perchè attorno alla rete vi sono troppi interessi, e là dove vi sono grossi interessi in particolare economici, nessun Governo ha il coraggio di obbligare ad usare ed aplicare sistemi drastici.
Aurelia Ciatdm (Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori)
Caro Gianluca, sono cmpletamente in accordo con te e con quanto scritto da te. Infatti, tu sai perfettamente come la penso in merito alle blak-list ed ai sistemi di filtraggio proprio basati sulle blak-list. Io personalmente credo ed ho sempre sostenuto come tu sai anche in sede dei lavori di prearazione del codice di autoregolamentazione per la rete di cui come tu sai il Ciatdm e la Fondazione Safety World Wide Web ne siamo stati i promotori prorio quando tu eri consulente per internet dell'ex Ministro On. Maurizio Gasparri che il sistema di filtraggio basato su blak-list non solo non serve a niente, ma, sopratutto è aggirabile. Concordo con te quando dici su quanto dici, ed io credo e basterebbe che il Governo, ed in particolare i Ministri Gentiloni, Bindi,invece di imporre filtraggi a siti inseriti nella blak-list che viene fatta al Centro in cui confluiscono tutte le denucie dei vari siti segnalati, imponessero ai provider l'utilizzo del sistema di navigazione differenziata così come prevista dal codice di autoregolamentazione che gli stessi provider hanno sottoscritto, e che prorio l'utilizzo della navigazione differenziata venga applicata non solo per la tutela del minore quale fruitore della rete internet, ma anche per tutti quei siti il cui contenuto non è certificato dall'autore. Io credo che quella sia l'unica strada per impedire la visione dei siti illeciti nel nostro paese anche se questi sono registrati all'estero.
Ma questo sono sicura che non avverrà mai, perchè attorno alla rete vi sono troppi interessi, e là dove vi sono grossi interessi in particolare economici, nessun Governo ha il coraggio di obbligare ad usare ed aplicare sistemi drastici.
Aurelia Ciatdm (Coordinamento Internazionale Associazioni per la Tutela dei Diritti dei Minori)
Aurelia, grazie del tuo prezioso contributo. Credo che tra l'altro dovremmo provare a spiegare le differenze tra la Internet e la Tv, perchè se dovessero essere accorpati i comitati di autoregolamentazione "Internet e Minori" e "Tv e Minori" sarebbe un errore molto grave. Non è una questione politica. Non è una questione di chi è più bravo. E' buon senso. Nella tv i broadcaster filtrano i contenuti e ci sono norme che definiscono profili di responsabilità molto chiari. In rete gli autori spesso sono le persone stesse che scrivono e possono creare contenuti anche multimediali tra cui quelli pedopornografici. Sono mondi opposti: la tv è controllabile, la rete sfugge e richiede collaborazione e cooperazione, altrimenti i reati che si svolgono all'estero non potranno mai essere perseguiti.
La mia modesta opinione è che sarebbe giusto replicare il meccanismo della legge sul turismo sessuale che persegue coloro che commettono i reati anche all'estero. Il medesimo principio andrebbe applicato in un progetto di legge (disegno di legge se il governo volesse farsene promotore) ai navigatori italiani che commettono reati telematici all'estero, quindi oltre i confini della nostra giurisdizione.
La ringrazio per Blog intiresny
Perche non:)
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